Crocifisso

A sinistra dell’altare maggiore è posto il Crocifisso duecentesco: opera pittorica commissionata nella seconda metà del Duecento per essere appesa al centro del presbiterio della seconda chiesa. Nel secolo XIX il Cristo era stato ridipinto secondo i canoni del tempo e dal 1825 si trovava appeso sopra la porta laterale del braccio sinistro del transetto. Poi, probabilmente durante i radicali lavori di restauro e di consolidamento delle fondamenta della basilica, svoltisi dal 1902 al 1915, il Crocifisso ligneo subì un ennesimo trasferimento: da sopra la porta del transetto, a sopra la bussola della porta della cappella di S. Pietro. Oggi, l’opera appare mutilata dei trilobi, posti alle estremità dei bracci della croce; sono scomparse le figure dipinte, ed il Cristo è malamente sagomato con la cancellazione parziale della gamba destra. Nel restauro, sotto il dipinto ottocentesco, emerse uno splendido Cristo crocifisso dipinto a tempera da una mano duecentesca riconducibile, per alcuni critici, ad una Scuola umbra e che tratteggia la figura di un uomo ormai entrato nella morte dopo atroci dolori. Alla croce è appeso un cadavere dissanguato: il suo colore è verdastro. Le ricerche di Clara Santini attribuiscono questa “imponente Croce dipinta […] alla fase iniziale di attività del cosiddetto «Maestro della Cappella Dotto» dell’omonima cappella nella chiesa degli Eremitani a Padova.

Monumento al Doge Nicolò Tron

Sulla parete sinistra del presbiterio, circondato da un affresco che evoca un drappeggio di stoffa rossa, si erge il grandioso monumento sepolcrale al doge Nicolò Tron. Per mole, per struttura architettonica, per quantità di statue, è il maggiore lavoro di scultura rinascimentale in Venezia: opera poderosa di Antonio Rizzo di Verona, che lo scolpì tra il 1476 ed il 1480. Oltre all’alto zoccolo e alla lunetta terminale, è composto da quattro ordini ed è inquadrato ai lati da leggeri pilastri a nicchie, collegate in alto da un elegante arco a tutto sesto. Al centro del primo ordine, si erge il doge rivestito del suo ricco manto dorato con ai lati la fede e la carità di delicata eleganza. Nel secondo ordine è posta l’epigrafe con ai lati due fanciulli che sollevano grappoli d’uva, ed, all’estremità, due bellissimi guerrieri che reggono lo scudo con le insegne della famiglia Tron. Nel terzo ordine fanno da corona all’urna, adorna di medaglie e statue e su cui è deposto il doge, altre due statue in atto di suonare e cantare. Nel quarto, sono scolpite sette donne che rappresentano le virtù. Nella lunetta, al centro, Cristo risorto e ai lati l’Annunciazione ed, infine, sopra l’arco con l’intradosso a lacunari, il Padre Eterno.

Monumento al Doge Francesco Foscari

Nella parete destra del presbiterio s’innalza il monumento al doge Francesco Foscari, uno dei più grandi dogi della Serenissima, che per ben 34 anni resse il dogato tra vicende gloriose e sofferte. Il monumento è opera di transizione della metà del 400 in cui il gotico fiorito è temperato dall’equilibrato ritmo rinascimentale. Quattro eleganti mensoline, ornate a fogliami, sostengono un’urna nel cui prospetto spiccano le tre virtù teologali, Fede, Speranza, e Carità, con ai lati S. Antonio e S. Marco. Sopra l’urna, all’ombra del marmoreo padiglione tenuto aperto da due guerrieri, giace il doge assistito dalle quattro virtù cardinali, Fortezza, Giustizia, Prudenza e Temperanza. Sopra il cappello del baldacchino, svetta il Cristo Risorto che porta in cielo l’anima del doge sotto forma di un tenero bambino. Ai lati, sui due pilastri che racchiudono il monumento, una delicata Annunciazione. Anche questo monumento è circondato da decorazioni a fresco che riproducono le sfarzose tappezzerie del tempo.