I Francescani ai Frari

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Il Signore ti dia pace!

È con il saluto di San Francesco d’Assisi che la comunità dei Frati Minori Conventuali in Venezia si rivolge a te, gentile visitatore, e ti dà il benvenuto nella Basilica dedicata a Santa Maria Gloriosa. Passeggiando tra le navate di questa chiesa gotica “francescana”, semplice ed elegante, ci si trova circondati da straordinari capolavori d’arte che raccontano otto secoli di storia, fede e devozione ai Frari. È un luogo sacro, come ogni Chiesa, casa di Dio, che per i moltissimi visitatori diventa esperienza, accompagnata dal silenzio e dal raccoglimento circostante, di un attimo di pace e serenità.

In Venezia, i Frari, fu il convento principale dei “Frati Minori Conventuali”, in dialetto veneziano detti “Frari”, che abitavano anche a S. Nicoletto della Lattuga (1354), ed in altri piccoli conventi.

Il cronista Andrea Dandolo nel 1342, nel Chronicon Venetum, scrive che i Frati Minori, appena arrivati a Venezia nel 1220 circa, vivevano lavorando, dando buon esempio a tutti e dormendo di notte sotto i portici della chiesa di S. Silvestro, nel sestiere di S. Polo, “e faceano fatiche di sua mano, e con quelle e con limosine viveano”. Certamente risale al tempo del dogato di Jacopo Tiepolo (1229-49) la stabilizzazione dei Frati Minori a Venezia in un edificio comprendente un convento ed una piccola chiesa e ciò accadde intorno all’anno 1231. L’ubicazione topografica del terreno, “donato dal Comun” ai frati, era in una zona bassa, paludosa e sterposa estesa tra le contrade di S. Giacomo dell’Orio, S. Stin, S. Pantalon, S. Tomà, nel sestiere di S. Polo. L’anima del convento e della chiesa furono i frati Conventuali “i quali seppero sempre creare, d’intesa con i fedeli, un’armonia perfetta tra storia, arte, spirito e fede”.

Risultando ormai piccoli i primi edifici, il 28 aprile 1250, il Legato del Papa, il cardinale Ottaviano Ubaldini, pose la prima pietra di una seconda chiesa dedicandola a Santa Maria Gloriosa. Di questa seconda chiesa, eretta probabilmente su disegno di Nicola Pisano, sappiamo che aveva una “capella granda” con ai lati “do capellette”, cioè tre cappelle absidali, che si affacciavano sul rio che ora scorre davanti alla facciata, e che era lunga una cinquantina di metri e larga circa venticinque.

Verso il 1330, per poter accogliere il crescente afflusso dei fedeli, i frati iniziarono la costruzione di una terza chiesa più ampia: l’attuale basilica. Iniziarono la costruzione dalle absidi, e, per poter usufruire della vecchia costruzione, la orientarono in senso contrario. Tanto rapidi furono i lavori che, tre anni dopo, le absidi e la crociera erano già innalzate e coperte. Contemporaneamente venivano erette la sacrestia e la sala capitolare.

Nel 1361 Jacopo Celega gettò le fondamenta per la costruzione del campanile, che venne portato a termine dal figlio Pierpaolo nel 1396.

Dopo un periodo di stasi, causato dalla mancanza di fondi, il prolungamento della chiesa venne ripreso attorno al 1407 e ultimato verso il 1420. Nello stesso anno, 1420, gli eredi di Federico Corner aggiungono alle absidi la cappella di S. Marco. Nel 1432, il vescovo di Vicenza Pietro Emiliani fece erigere la cappella di S. Pietro. Nel 1468 venne completato l’intaglio del coro ligneo, che, nel 1475, fu incorniciato dal septo marmoreo.

Nel 1469, il 13 febbraio, venne consacrato l’altare maggiore alla presenza dell’imperatore Federico III°.

Finalmente nel 1492, il 27 maggio, la Basilica fu consacrata dal Vescovo Pietro Pollagari da Trani dei Minori Conventuali. Nei secoli seguenti fu ornata di pregevoli monumenti, pitture e suppellettili, ma nel 1797 la Democrazia Francese depredava l’argenteria delle ‘Scuole’ e degli altari. Il periodo napoleonico allontanò i Frati dal loro convento e, nell’Ottocento, vennero costruiti i monumenti al Canova ed al Tiziano.

Nel 1891, visto l’effetto positivo ottenuto nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, furono levate le spalliere di noce a sezione esagonale, che nel seicento erano state poste come rivestimento alle basi delle colonne.

Verso la metà del XX° secolo, venne tolto anche il pulpito, che era appoggiato al terzo pilone di destra dal portale centrale. Nei primi anni del millenovecento (1902-1915), anche per effetto della caduta del campanile di San Marco, avvenuta il 14 luglio 1902, la chiesa fu radicalmente rafforzata nelle fondamenta e restaurata nelle strutture portanti.

Vennero, infine, abbattute alcune casette adibite a magazzini che erano state fabbricate attorno al 1830. addossate alle absidi della chiesa e della sacrestia.

Per la bellezza, la purezza delle linee e per i capolavori contenuti, il 1° febbraio dell’anno 1926, nella commemorazione del VII° centenario della morte di san Francesco, questa chiesa francescana fu elevata alla dignità di basilica minore.

Nell’ultimo scorcio del XX° secolo, tutta la struttura basilicale è stata sottoposta ad un accurato lavoro di restauro sia per contrastare gli acciacchi dovuti all’età, che per cercare di bloccare alcune fluttuazioni del campanile che si ripercuotevano sulla cappella di S. Pietro e nella navata sinistra. Non è mancata una minuziosa opera di ‘lifting’ agli innumerevoli e pregevoli capolavori custoditi in questo luogo sacro per cui, anche oggi, la basilica continua ad essere luogo vivo di arte e fede.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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