Madonna con Bambino e Santi

La tavola firmata da Bernardino Licinio è il capolavoro del maestro che subì l’influsso di Giorgione tramite il conterraneo Palma il Vecchio. Su di un alto seggio è seduta la Vergine col Bambino, mentre alla sinistra sono ritratti S. Francesco, S. Marco, S. Bonaventura, S. Chiara ed il volto, in profilo, del P. Antonietto di Venezia committente del quadro. A destra si vedono S. Antonio, S. Andrea, S. Lodovico d’Angiò, S. Giovanni Battista e un volto di donna seminascosto, probabilmente S. Elisabetta d’Ungheria compatrona dell’Ordine Francescano Secolare, fondato da S. Francesco. Il Bode scrive che questo è il migliore dipinto di Bernardino Licinio «senza grande nobiltà di pensiero e d’espressione, ma un gioiello per lo splendore del colore e l’intensità della vita».

Assunta

L’imponente pala (6,90×3,60 metri), commissionata a Tiziano nel 1516 da frate Germano, superiore del Convento dei Frari, fu collocata nell’abside il 19 maggio 1518. Tre ordini compongono la tavola: in basso ci sono gli apostoli, stupiti ed agitati per l’avvenimento strepitoso. In mezzo la Madonna, lievissima, immersa in un fulgore di luce è circondata da una folla di angeli. In alto, il Padre che, in serena e dignitosa maestà , attira a sé la Vergine con uno sguardo d’amore.

La geometria del quadro, segnata dal triangolo dei rossi, è invitato verso l’alto; la luce invece, che è vita, amore, gioia, piove dall’alto: si sprigiona intensissima dal Padre, investe la Vergine e gli angeli in un alone dorato, e diventa l’azzurro del cielo. In basso in mezzo al quadro c’è la firma di Tiziano: Ticianus.

Quest’opera una pietra miliare della produzione giovanile dell’artista e, anzi, quella della sua consacrazione definitiva, al punto, grazie all’eccezionale fortuna critica, di divenire in seguito l’immagine più nota del maestro cadorino. Nel 1817 la pala venne trasportata alle Gallerie dell’Accademia, dove divenne uno dei dipinti preferiti e osannati dell’Ottocento. Il capolavoro tizianesco è tornato alla sua collocazione originaria nell’altar maggiore della Basilica il 13 agosto 1945, dove oggi si può ammirare nelle esatte condizioni per le quali l’artista l’aveva pensata.